“Satoyama è una foresta magica che incanta. Sguardi circondati da alberi che guardano il cielo. Foglie che girano e creano un imbuto di colori, acqua che smuove aria che percuote sassi. Satoyama è prima di tutto un viaggio musicale evocativo, energico, raffinato e soprattutto difficile da etichettare. C’è, in un certo senso, un’idea politica dietro questa musica; illudersi che il grave problema ecologico non sussista è come avere un pachiderma in salotto e fare finta che non ci sia”.

Luca Benedetto – Tromba e tastiera
Christian Russano – Chitarre ed elettronica
Marco Bellafiore – Contrabbasso ed elettronica
Gabriele Luttino – Batteria, glockenspiel ed elettronica

https://www.satoyama.eu/

Satoyama sono stati dal vivo in studio per l’ultima edizione di “M’Illumino di meno” lo scorso febbraio.

 

Satoyama: la storia

Attivi dal 2013, i Satoyama nascono dall’unione di quattro musicisti dai background differenti con l’obiettivo di creare una musica di confine, ricca di svariate influenze e suggestioni, rendendo difficile l’etichetta di genere. Jazz, contemporanea, musica classica, musiche tradizionali, ambient, soundtrack music, rock ed elettronica: il gruppo cerca, attraverso le singole personalità, il modo di far convivere tutto ciò e di creare una musica più sincera possibile. La loro avventura musicale li porta a suonare in numerosi club e festival nazionali ed internazionali.

Nel 2015 la loro prima uscita discografica “Spicy green cube” è ottimamente accolta dalla critica e dal pubblico.

A fine 2016, invitati dal ministero della cultura svedese, partono per un tour in Svezia e Danimarca, accompagnati dal sassofonista svedese Jonny Wartel, con il quale incidono “In Sweden” (2017).

Il loro terzo album “Magic Forest”(2019), ispirato ai temi ambientali, è stato premiato come uno dei 100 migliori dischi del 2019 dal magazine JAZZIT.

Del 2022 è l’ultima incisione “Sinking Islands”, che vede la band sempre più impegnata nei temi ecologici.

 

Satoyama Japan

 

Satoyama: un nome, un’ispirazione

Satoyama è un ecosistema in cui le persone coesistono con la natura. Il termine viene da sato (“villaggio”) e da yama (“montagna”). Queste comunità tipiche del Giappone rurale, gestivano direttamente sia le foreste che i terreni agricoli, entrando attivamente in un circolo virtuoso di gestione e convivenza sostenibile con l’ambiente.

La gestione circolare e sostenibile delle risorse del territorio era esemplare: la paglia che avanzava dopo la raccolta del riso coltivato per il consumo alimentare, veniva utilizzata per confezionare sandali, tetti, impermeabili; altra veniva invece data al bestiame. Secondo un’altra definizione, il satoyama è stato definito non solo come foreste comunitarie miste, ma anche come interi paesaggi utilizzati per l’agricoltura. Secondo questa definizione, il satoyama contiene un mosaico di foreste miste, risaie, campi di riso secchi, praterie, corsi d’acqua, stagni e bacini per l’irrigazione.

I satoyama erano ambienti importanti che fornivano un habitat e risorse naturali, come cibo, legname e splendidi paesaggi ai componenti delle piccole comunità. Queste furono oggetto però di profondi cambiamenti, nel Giappone del dopoguerra, votato allo sviluppo economico e all’industrializzazione. Da allora, l’invecchiamento demografico nei satoyama è stato inesorabile, lasciando mano a mano delle lacune nel tramandarne i saperi.

(tratto da https://www.japan.travel/it/ita1/bloggiapponenikki/2021/satoyama-dentro-la-campagna-giapponese e da https://en.wikipedia.org/wiki/Satoyama )

quando Sabato 6 Luglio
orario Ore 21
costo A pagamento

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… e quindi come ci arrivo?